Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/122

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quel suo riso infantile, che le scintillava talora nella pupilla e le moriva a sommo del petto, senza punto scomporle l'arco rosato delle labbra.

Egli si protese col busto in avanti e aguzzò lo sguardo per discernere; ma Flora teneva il viso ostinatamente chino, e il lieve mormorio della gola moriva adesso in una successione di sospiri accelerati e repressi.

— Flora! — egli mormorò con interrogazione pavida e supplice.

Flora alzò il viso, ed egli strinse le mani in atto di sgomento pietoso, tanto ella gli apparve mutata.

Flora ne imitò il gesto con le mani tremanti, ma poi contrasse le dita, torse dolorosamente le braccia e un grido le uscì dal petto, un grido in cui tutto il martirio della sua anima si com pendiava.

— Perchè? Perchè? — e le palme si disgiun sero, le braccia si aprirono e si protesero, il petto si gonfiò di singhiozzi e l'interrogazione lacerante echeggiò di nuovo nel silenzio della campagna piovigginosa.

— Perchè? Perchè? — Flora! Flora! — egli implorò, e fece per Slanciarsi verso di lei, ma lo trattenne l'espres sione di smarrimento che scorse sui lineamenti della giovanetta. — Perchè mi guardi così? Di che cosa hai paura? — e si mosse di nuovo per avvicinar sele, ma ella di nuovo indietreggiò, e la dispe razione trovò finalmente il varco della parola. — Io ti amavo, sì, ti amavo più di mia ma dre, più di mio nonno, più della memoria di mio padre, più di tutti, più di tutto