Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/135

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tutto questo ci ha regalato dieci lire di mancia per Natale.

A Flora, udendo le parole di quella brava donna, pareva di respirare più liberamente. Ella aveva ancora nelle orecchie le frasi aspre del dottore, il quale avrebbe voluto mandarla a sue spese in Urbino a studiare per prendere il diploma di maestra, e che le aveva fatto una scena tremenda, quando Flora, dopo la morte del nonno, si era ostinata nel proposito di recarsi a vivere con sua madre.

— Vai pure da tua madre — le aveva pro fetizzato il dottore — ma, prima di arrivare a Roma, procura di diventare cieca e sorda, se non vuoi vederne e sentirne di tutti i colori!

Ed ecco che la prima persona da lei incontrata tesseva gli elogi di sua madre; e l'onorevole Montefalco, il quale era fino allora apparso alla sua immaginazione come uno spauracchio, veniva dipinto adesso quale un essere discreto, circospetto, munifico, che andava e veniva, quasi invisibile, senza lasciare traccia di sè!

Un'onda di tenerezza gonfiò il cuore della gio vanotta verso sua madre, così atrocemente ca lunniata.

Sul pianerottolo del secondo piano, Flora venne urtata impetuosamente da un ragazzo, che scen deva le scale a precipizio; e l'urto fu così ina spettato che la fanciulla non potè trattenere una lieve esclamazione di sgomento.

Il ragazzo stava per proseguire la sua corsa, allorché Penelope gli disse:

— Guardi, signorino Renato, questa è la figlia della contessa Vianello.

L'adolescente quattordicenne si fermò di botto