Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/184

Da Wikisource.

malessere, pensando per quali ragioni egli spa droneggiasse in quella casa.

— Dunque vedi — disse Adriana, accarezzando con dita lievi i capelli della figliuola. — L'ono revole ti potrebbe essere padre quasi due volte; egli sa benissimo che io non tollererei da sua parte la menoma famigliarità verso di te, e mi pare che non ci sia niente di male se, in queste circostanze, tu ti rivolgi a lui, chiedendogli una piccola somma.

Flora negò di nuovo col capo. — No, mamma, no, non farmi far questo. — Ma perchè, bestiolina? — insistette Adriana, dolcemente — L'onorevole parte questa sera e oggi deve venire da noi a colezione. Io adesso esco; quando Riccardo viene, tu gli chiedi, così, senz'annetterci importanza, le mille lire. Imma gina la sua faccia! Io rido solo a pensarci. E rideva, infatti, di gran cuore, solleticando la figliuola dietro le orecchie, perchè ridesse anche lei. — Farà un viso da ghigliottinato; ma ti darà la somma, ne sono certa. Capirà benissimo che sono stata io a fartela chiedere. Non me ne im porta affatto. Ti assicuro che non ni' importa niente di ciò che quello stupido provinciale vorrà pensare di me. Grosse lacrime rigavano le gote sbiancate della giovanetta, che, per non iscoppiare in singhiozzi, si ribeveva il pianto, sentendone sul palato il gusto amarognolo. Adriana la guardava fra sgomenta e meravi gliata. Dio mio! Com'era delicata di sentimenti quella povera l'Io'! Una vera sensitiva! — E con un lembo dello scialle turco cominciò, ad asciu garle il volto amorosamente.