Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/230

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Compiuta tale formalità, un impiegato borbottò con parole inintelligibili la lettura del verbale, e il cerimoniere disse enfaticamente:

— Signori, possono andare. La cerimonia è finita!

La giovane sposa vacillava come per una maz zata sul capo. Ella non sapeva capacitarsi che si potessero afferrare così due persone per i capelli, imbavagliarle, legarle insieme con nodi indissolu bili e lanciarle sbadatamente nel gran mare della vita.

Guardò Giorgio, che si soffiava il naso, es sendo raffreddato, e le parve mostruoso di apparpartenergli anima e corpo.

Entrata appena nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, Elora sentì qualcuno che piangeva sommesso nell'ombra.

Volse il capo, quasi ad un richiamo, e scorse Anna Maria, la quale, addossata all'acquasantiera, lacrimava profusamente, prendendo somma cura peraltro che neppure una di quelle lacrime ca desse sopra il vestito nuovo di lana color tor tora. Le lacrime sono un liquido corrosivo e il color tortora è molto delicato!

Esse caddero invece benefiche sul cuore assi derato di Flora. Poiché qualcuno piangeva per lei, anch'ella poteva piangere sopra sé stessa, e due lacrime, grosse come grosse perle, calde co me vivo sangue, spremute dai più reconditi pe netrali dell'ànima, grondarono dalle ciglia, che ella teneva chine, e caddero sul mazzo di fiori d'arancio, con cui fu sollecita a nascondersi il viso.

Giorgio, che le dava il braccio, rimase scon certato, quasi offeso. Egli disse sottovoce: