Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/287

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Madama e mossiù gettarono sui luoghi indicati, uno sguardo di perfetta indifferenza.

Flora sorrideva a Germano; ed egli contem plava i capelli biondi di lei, fulgenti sotto l'on deggiare del velo bianco.

— Scendano, scendano pure soli a vedere le gallerie — disse la guida con aria di munificente concessione.

Essi scesero l'angusta scaletta; Germano pre cedeva adagio adagio di due scalini per sorreg gere Flora, che avanzava cauta il piedino e che rideva di gioia, infantilmente.

Bisognava andare guardinghi. Un passo in fallo li avrebbe fatti precipitare nell'acqua che irrom peva furiosa e che li avrebbe trasportati, balzando, di roccia in roccia.

Flora chiuse gli occhi e diventò smorta. L'idea dell'acqua che l'avrebbe trasportata via nella sua corsa pazza, la fece brividir di paura; ma la paura le dette un godimento acuto, ed ella, aggrappata con una mano al ferro di sostegno, si avanzò sotto la vòlta della bassa galleria, e te nendo uniti i piedi, tanto il margine era stretto, si curvò verso la massa azzurra dell'acqua, che brontolava sordamente simile a belva incatenata. Nell'antro l'oncia gorgogliante si frangeva con ira sopra una grossa pietra e spumeggiava per rabbia. A Flora sembrò che l'acqua parlasse e che le parole fossero di minaccia. Fu presa da vertigine e invocò Germano, che già le stava accanto, e che fu sollecito a cingerle la vita, trascinandola fuori. Era pazzia spenzolarsi così! L'acqua corrente attira ed inghiotte. Il Rosemberg, nel muoverle tali rimproveri, la