Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/293

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cone un altro che mi tira per i capelli! Ahi! Ahi! — e bisognava arrestarsi perchè un ricciolo biondo svolazzante si era incontrato in un ramo pieno di malizia, che si era spinto fino alle trecce bionde di madama e che si rimpiattava frettoloso tra le frasche portandosi via un bel filo d'oro.

— Non è vero che è bello? — ripeteva Flora ad ogni nuovo svoltò del sentiero.

— Sì, sì — rispondeva Germano, ridendo con amorosa indulgenza. — Conosciamo di che si tratta. Sono alberi, si persuada pure, non sono niente altro che alberi.

Egli viveva i due terzi del Tanno in campagna e la cosa non li sembrava davvero strabiliante in modo da andarne pazzi.

A villa Gregoriana non c'era più nulla da ve dere. Si parlò di pranzare per visitare poi la villa d'Este., Frigarello non voleva abbandonare i forestieri. Egli era pronto a sedere con essi alla stessa ta vola, a percorrere con essi villa d'Este, ad ac compagnarli alla stazione, ad aspettare magari che salissero in treno.

Ma Germano, seccato, se ne liberò brutal mente.

— Quanto le devo per l'incomodo? — egli chiese con accento breve.

— A chi? A me? — rispose Frigarello con sussiego! — Lei non mi deve niente. Qui non siamo alla macchia e non si derubano i forestieri!

Germano gli porse due lire. — La* tariffa è di quattro lire, non compreso l'asino per madama — disse Frigarello, segui tando a tenere protesa la destra verso il forestiere, con atto di sprezzante dignità.