Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/294

Da Wikisource.

— C'è poi la mancia per il ragazzo. Gli dia pure quello che vuole al disopra di una lira.

Il Rosemberg pagò, dicendo che valeva meglio fare la guida a Tivoli che il signore in qualsiasi altro paese del mondo. Valeva meglio fare la guida, parola d'onore.

E si allontanò con Flora a passi precipitosi, per paura che colui gli corresse dietro a recla mare ancora un aumento di tariffa. Francamente, la cosa gli odorava di ricatto.

Andarono a pranzo e, mentre il Rosemberg di scuteva la lista delle pietanze col cameriere, Flora si tolse il cappello davanti al grande specchio coperto di un velo rosso.

— Corpo eli bacco! — esclamò egli allegra mente, sedendosi di fronte a lei. — Adesso che ti rivedo, dopo tanti anni, senza cappello, trovo che non sei cambiata affatto. Sei la stessa della casa bianca. Ricordi?

Le dava del tu, naturalmente, senza rifletterci, nella stessa guisa che, fino allora, gli era parso naturale darle del lei.

Dal momento che si trovavano soli, a tavola, come due sposini, il cerimoniale diventava stupido.

Flora, volendo nascondere la sua confusione per la confidenzialità di Germano, si studiava di man tenere in bilico il cucchiaio sull'indice della destra.

— La casa bianca — ella domandò assorta — è sempre uguale?

— No, sono stati fatti molti restauri. Forse non la riconosceresti nemmeno più. Il giardino è stato convertito in frutteto, e della cappella si è fatta una rimessa per le trebbiatrici!

Flora rimase un istante con la mano sollevata a tenere il cucchiaio in equilibrio e con lo sguardo