Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/96

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berg: Giovanni vestito di scuro, alla cittadina, con la camicia inamidata e la catena d'oro pen zoloni sul panciotto; Balbina vestita color mar rone, col velette nero appuntato sui capelli fulvi, alla foggia pesarese, e con le mani imprigionate in guanti di filo di Scozia troppo stretti; Clelia infagottata nell'abito di seta nera e coi rari ca pelli biondicci copiosamente impomatati.

Venne loro ad aprire un omaccione dalle spalle forti e la testa enorme. Era il giardiniere, che li accolse amichevolmente e che li accompagnò per il lungo viale fiancheggiato dai pioppi, decantando il nuovo sistema di riscaldamento, adottato nella serra degli agrumi.

Il Tebaldi, confidenziale ed affabile, annuiva col capo alle parole del giardiniere, mentre Bal bina e la madre camminavano in silenzio da brave donnette prudenti, che non mettono bocca negli affari degli uomini.

Arrivati di fronte all'ingresso della palazzina, il Tebaldi strizzò l'occhio per indicare alle donne di fare sosta sopra un sedile di pietra, collocato a fianco della casa, e quivi attendere la sua chia mata, qualora egli credesse opportuno il loro in tervento.

Clelia e Balbina si assisero al sole: la figliuola non perdendo mai di vista le finestre del salotto, e la madre aspettando con la pazienza dei campagnuoli, i quali, anche nei momenti più gravi della vita, sono capaci di restarsene ore ed ore con le mani in grembo ad attendere, umili e ras segnati, che le circostanze si maturino all'infuori del loro concorso.

Giovanni frattanto entrava nella sala della palazzina e si toglieva rispettosamente il cappello.