Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/97

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L'idea che Balbina sarebbe diventata la pa drona di quella sala dalle ricche tende di mer letto, dai quadri massicci appesi alle pareti, dai mobili dorati e ricoperti di damasco, faceva pro vare a Giovanni un senso piacevole di solletico, giù giù lungo le braccia, e gli dava sui polpa strelli delle dita il prurito di stropicciare le stoffe per valutarne la resistenza e di grattare, delica tamente, coll'unghia del mignolo le dorature, per vedersi brillar sulla cute qualche granello di quella polvere preziosa.

La spinetta di legno chiaro incrostata di ma dreperla, gli evocò la visione confusa di una vec chissima signora che egli, al tempo della sua in fanzia, aveva talora intravvisto, al di là dei ferri del cancello, aggirarsi tra le aiuole del giardino, tutta coperta di falpalà, con un ampio ombrellino' a frange, simile a quelli che, durante le proces sioni, si tengono aperti sopra il Santissimo Sacra mento.

La decrepita signora, nonna del nonno di Ger mano, era venuta, già assai vecchia, da un paese misterioso, e doveva essere stata un bel tipo ori ginale, a giudicarne almeno dal ritratto in mi niatura, che la raffigurava fulgente di giovinezza, con le spalle e le braccia nude, la veste a tunica, stretta da una cinta sotto le ascelle, e coi capelli appuntati a sommo del capo e trattenuti intorno alla fronte da un triplice giro di perle. Vicino a tale ritratto ne era appeso un altro, parimenti in miniatura, di un giovane dall'aspetto marziale e il viso sbarbato, dai calzoni aderenti e una giubba coperta di ricami, di cui il colletto rigido, altis simo, obbligava il capo a tenersi fieramente eretto, quasi gettato all'indietro.