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120 | IL TORRISMONDO |
Chi ’l primo esser dovea, spargendo il sangue
Non per lavar, ma per fuggir la colpa,
Ch’or porterò, come gravoso pondo,
Per quest’ultima via. Morrò lasciando
Di moglie in vece a voi canuta madre;
Perchè la mia sorella a me la fede,
O ’l poterla osservare, a sè la vita,
A voi sè stessa ha tolto. O vero amico,
Se vero amico mi può far la morte,
Vero amico son io. Prendete il regno,
Non ricusate or la corona; el manto,
E d’amico, e di nome il pregio, e l’opre:
Siate a cadente vecchio alto sostegno
In vece mia. Non disprezzate i preghi,
Non disdegnate, in sull’orribil passo
Che tal mi chiami, e di tal nome onori
L’acerba morte mia, che tutto solve,
Fuor che l’obbligo mio, ch’a voi mi strinse;
Vivete voi, che ’l valor vostro è degno
D’eterna vita, e l’amicizia, e ’l merto.
Io chiedo questa grazia a voi morendo. »
Oh dolente principio, oh fin dolente!
Ma che pensa? dov’è? non vive ancora?
CAMERIERO
Visse, lasciò la moglie, or lascia il regno,
E l’uno è tuo, l’altra pur volle il Fato.
GERMONDO
Oscuro è quel che narri, e quel ch’accenna
Il tuo Signor.
CAMERIERO
Ei riconobbe Alvida,
La sua vera sorella, e poi s’uccise,
Come credo io, per emendare il fallo