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ATTO QUINTO | 212 |
In voi commesso.
GERMONDO
Era sorella adunque?
CAMERIERO
Era, e saprete come.
GERMONDO
Ahi! troppo a torto
Tanto si diffidò del fido amico;
Che la mia fede, e non la sua; condanna
Colla sua morte. Oimè, qual grave colpa
Non perdona amicizia, o non difende?
Meno offeso m’avria volgendo il ferro
Contra il mio petto. Anzi in morir, dovea,
Ch’a lui diedi cagion d’acerba morte.
Ahi fortuna, ahi promesse, ahi fede, ahi fede!
Così t’osserva, e così dona il regno,
Così me prega?
CAMERIERO
Il Ciel fè scarso il dono,
E la sua Parca, e la Fortuna avversa,
Non l’ultimo voler, che tutto ei diede,
Quanto ei darvi potea.
GERMONDO
Tutto ei mi tolse,
Togliendomi sè stesso. Amior crudele,
Tu sei cagion: del mio spietato affanno.
Tu mi togli l’amico, e tu l’amata.
E tu gli uccidi, e mi trafiggi il petto
Con duo colpi mortali. Io tutto perdo,
Poichè lui perdo. Oimè, dolente acquisto,
Dannoso acquisto, in cui perde sè stessa
La nova sposa, e ’l Re sè stesso, e gli altri:
E ’l suo figliuol la madre, e ’l vero amico,