Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/129

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ATTO QUINTO 125

Dolente sì, ma pur dovuto officio,
E pieno di pietà. Consenta almeno,
Ch’io la sostegna.

ROSMONDA

O foss’io morta in fasce,
O ’n questo giorno almen turbato, e fosco,
Mentre egli fu sì lieto, e sì tranquillo.
Bello, e dolce morire era allor, quando
Io fatto non l’avea dolente, e tristo.
Io misera! il perturbo, e l’alta reggia
lo riempio d’orrore, e di spavento:
Io la corona atterro, e crollo il seggio:
Io d’error fui cagione, or son di morte
Al mio Signore. Or m’offrirò per figlia
A questa orba Regina, ed orba madre,
La qual pur dianzi ricusai per madre?
E ricusai, misera me! l’amore,
E ricusai l'onore,
Serva troppo infelice!
Ch’era pur meglio, ch’io morissi in culla
Innocente fanciulla.

CORO

A pianger impariamo il vostro affanno,
Nel comune dolor, che tutti affligge.
Al Signor nostro omai quale altro onore
Far possiam, che di lagrime dolenti?
Al Signor nostro, il qual fu lume, e speglio
Di virtute, e d’onor, chi nega il pianto?

REGINA

Ahi! chi mi tiene in vita?
O vecchiezza vivace,
A che mi serbi ancora?
Non de’ miei dolci figli
Alle bramate nozze,