Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/135

Da Wikisource.

ATTO PRIMO 131
L’assenso di mio padre: e prima fui

Amante sua, che sposa. Or come poi
Il mio buon genitor con ricca dote
Per genero il comprasse; e come in pegno
Di casto amor, d’indissolubil fede
La sua destra ei porgesse alla mia destra;
Come negasse di voler le nozze
Celebrare in Suezia, e corre i frutti
Del dolce matrimonio, infin che fosse
Giunto al paterno suo Norvegio Regno,
Ove dicea desiar la sua madre
Ch’il primo fior di mia verginitade
Nel letto genial del Re Norvegio
Fosse colto, là ’v’ella ancora giacque
Vergine intatta, e con felici auspicj
Ne sorse poi sposa feconda, e madre,
Tutto è già noto a te. Sai parimente,
Che pria, che dentro di Norvegia a’ porti
La nave ei raccogliesse in riva al mare,
In erma riva, e ’n solitarie arene,
Stimolando la notte i suoi furori,
Come sposo non già, ma come amante
Rapace celebrò furtive nozze,
Le quai sol vide il raggio della Luna:
E quei notturni abbracciamenti occulti
Ivi restàr, ch’alcun non se n’avvide,
Se non forse sol tu, che nel mio volto
Ben conoscesti il rossor nuovo, e i segni
Della perduta mia verginitade;
Onde dicesti a me: Donna tu sei.
Ed io, tacendo, e vergognando, appieno
Confermai le parole. Or, poichè siamo
Giunti nella cittade, ov’è la sede
Real del Re Norvegio, ov’è l’antica
Suocera, che da me i nipoti attende;
Che s’aspetti non so; ma veggio in lungo
Trar delle nozze il desiato giorno.
S’è venti volte il Sol tuffato, e sorto
Di grembo all’Ocean da che giungemmo,
( Ch’i giorni ad un ad un conto, e le notti )
E pur ancora s’indugia, ed io frattanto,
( Debbol dir, o tacer? ) lassa! mi struggo,
Come tenera brina in colle aprico.