Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/143

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ATTO PRIMO 139
D’acquistarla per furto, o per rapina

Pensava, e varj in sè modi volgea,
Ora d’accorgimento, ora di forza:
Alfin, come più agevole, e più breve
AI pensier s’appigliò, ch’ora udirai.
Per un secreto suo messo fedele,
E per lettere sue, con forti preghi
Mi strinse, ch’io la bella Alvida al padre
Per consorte del letto, e della vita
Chieder dovessi: e che dapoi ch’avuta
L’avessi in mio poter, la conducessi
A lui, che sì n’ardeva, e che non era
Del pertinace Re genero indegno.
Io, sebben conescea, che quest’inganno
lrritati gli sdegni, e forse l’armi
Incontra me della Suezia avrebbe:
E sebben conoscea, che tutto quello,
Ch’è in fraude, o c’ha di fraude almen sembianza,
Brutta il candido onor, più ch’altra macchia;
Perchè la fraude è non pur vizio infame,
Mal più sozzo de’vizj, e ’l più nocivo;
Nondimen giudicai, ch’ove interviene
Della sacra amicizia il sacro nome,
Quel, che meno per sè sarebbe onesto,
Acquisti d’onestà sembianti, e forme:
E se ragion mai violar si deve,
Sol per amico violàr si deve:
Nell’altre cose poi giustizia serba.
Questa credenza dunque; e ’l creder anco,
Che ’l beneficio allor, a chi ’l riceve,
Più grato sia, quando colui, che il face
Con suo periglio il fa, furon cagione,
Ch’io preposi al piacer del caro amico
La mia pace; e del regno: e mi compiacqui
Divenir disleal per troppa fede.
Questo fisso tra me, non per messaggi,
Nè con quell’arti, che tr’ Regi usate
Sono, tentai del suocero la mente;
Ma per troncar gl’indugi, io stesso a lui
Della mia volontà fui messaggiero.
Ei gradì la venuta, e le proposte,
E per oste, e per genero m’accolse,
E congiunse alla mia la real destra: