Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/145

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ATTO PRIMO 141
D’incerta luce, e di baleni orrendi,

Volser sossopra l’onde: e per l’immense
Grembo del mar le navi mie disperse,
E quella, ov’era la donzella, ed io,
Scevra da tutte l’altre, a terra spinse.
Sicch’a gran pena il buon nocchiero accorto
La salvò dal naufragio, e si ritrasse
Dove si curva il lido, e fra due corna,
e Che scende in mar, rinchiude un cheto seno,
Che porto è fatto dagli opposti fianchi
D’un’isola vicina, in cui si frange
L’onda, che vien dall’alto, e si divide,
Quivi ricoverammo, e desiosi
Ponemmo il piè nelle bramate arene.
Mentre altri cerca i fonti, altri le selve,
Altri rasciuga le bagnate vesti,
Altri appresta la mensa; io con Alvida
Solo lasciato fui sotto il coperto
D’una picciola tenda: e già sorgeva
La notte amica de’ furtivi amori;
Già crescea per le tenebre l’ardire,
E fuggía la vergogna; allor mi strinse
La vergine la man tutta tremante:
Questo quel punto fu.
Alloramor, furor, impeto, e forza
Di fatta cupidigia al cieco furto
Sforzàr le membra temerarie, e ingorde;
Ma la mente non già, che si ritrasse
Tutta in sè stessa schiva e disdegnosa;
E dal contagio de’ diletti immondi
Pura si conservò, quanto poteva.
Ma com’esser può pura in corpo infetto?
Allor ruppi la fede; allor d’onore,
E d’amicizia víolai le leggi:
Allor, di scelleraggine me stesso
Contaminando, traditor mi feci:
Allor di Cavalier, di Rege, e d’uomo
Perdei l’essere, e ’l nome: allor divenni
Fero mostro odioso, esempio infame
Di mancamento, e di vergogna eterna.
Da indi in qua son agitato, ahi lasso!
Da mille interni stimoli: e da mille
Vermi di pentimento, oimè! son roso: