Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/161

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ATTO SECONDO 157
Giovenili consigli; io nondimeno

Oserò dir quel, che ragion mi detta,
Che scompagnata ancora da esperienza,
Suol molte volte non dettar il falso.
Non nego io già, ch’alleggerir non possa
La compagnia dell’uom fa noja in parte,
Onde la vita femminile è grave:
Ma parmi ben, che s’in alcune cose
Ci alleggia, in alcune altre ella ci preme,
E che di peso più, che non ci toglie,
Ci aggiunge. Io lascio, che difficil soma
Stimar si può l’imperio de’ mariti,
Qualunque egli si sia, severo, o dolce.
Or non è ella assai gravosa cura
La cura de’ figliuoli? e non son gravi
Le morti, ei morbi loro? e, s’il ver odo,
La gravidanza ancora è grave pondo,
E del parto gravissimi i dolori;
Sicchè il figliuol, ch’il frutto è delle nozze,
Al padre è frutto, ed alla madre è peso:
Peso anzi il nascer grave, e più nascendo,
Nè poi nato leggiero. E pur di questo,
Di cui la vita verginale è scarca,
Il matrimonio solo è, che ci aggrava.
Che dirò, s’egli avvien che fian discordi
Il marito, e la moglie? o se la donna
S’incontra in uom superbo, o crudo, o stolto?
Misera servitude, e ferreo giogo
Puote allor dirsi il suo. Ma sian concordi
D’animi, e di consigli: e viva l’uno
Nella vita dell’altro; or che ne segue?
Forse questa non è gravosa vita?
Allor, quanto ama più, quanto conosce
D’esser amata più, tanto la donna
A mille passioni è più soggetta,
Ed agli affetti proprj aggiunge quelli
Del caro sposo suo, che proprj fassi.
Teme co’ suoi timor, duolsi col duolo,
Piange colle sue lagrime, e co’ suoi
Gemiti geme: e benchè stia sicura
In chiusa stanza, o in ben guardata rocca,
Esposta è seco nondimeno a’ casi
Delle battaglie incerte, ed a’ perigli.