Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/41

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ATTO PRIMO 37

Deh! non voltarne il tergo,
Chè peregrina avesti in Roma albergo:
Ma innanzi al seggio, ove d’eterne stelle
Ne fa segno tuo padre, e tuoni e lampi.
Sparge in cerulei campi,
E fulminado irato arde, e fiammeggia,
Placalo, e queta i nembi e le procelle;
E seco aspira a questa invitta reggia,
Perch’onorar si deggia,
Chè non siamo a tua gloria alme rubelle.
Noi siam la valorosa antica gente,
Onde orribil vestigio anco riserba
Roma, e quella superba,
Che n’usurpa la sede alta e lucente.
Quinci gran pregio ha l’Orto e l’Occidente;
Gli ha gloriosi più di fronda, o d’erba,
Perchè del nostro sangue
Ivi la fama e la virtù non langue.
E ’n questo clima, ov’Aquilon rimbomba,
E con tre Soli impallidisce il giorno,
Di fare oltraggio e scorno
Al Ciel tentàr poggiando altri giganti.
E monte aggiunto a monte, e tomba a tomba,
Alte ruine, e scogli in mar sonanti,
A’ folgori tonanti;
Son opre degne ancor di chiara tromba.
D’altri Divi altri figli i regni nostri
Reggeano un tempo; altre famose palme
Ebber le nobili alme,
E que che già domar serpenti e mostri;
E là ’ve pria fendean con mille rostri
Le navi, che portàr cavalli e salme,
Poscia sostenne il pondo