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38 IL TORRISMONDO

Degli eserciti armati il mar profondo.
Ed ora il Re, ch’il freno allenta, e stringe,
Dell’auree spoglie d’Occidente onusti
Cento avi suoi vetusti
Può numerare, e di gran padre è figlio.
A lui, che per onorla spada cinge,
Deh! rivolgi dal Ciel pietosa il ciglio,
S’è vicino il periglio,
Tu che sei pronta a’ valorosi, e giusti:
E se l’alme, deposto il grave incarco,
Alle sedi tornar del Ciel serene
Dalle membra terrene,
Tardi ei sen rieda a te leggiero, e scarco.
Ed armato il paventi al suon dell’arco,
L’ultima Tule, e le remote arene,
E la più rozza turba,
E s’altri a noi contrasta, o noi perturba.
O Diva! rami sacri,
Tranquilla oliva, a te non erge, e spande,
Nè si tesson di lei varie ghirlande:
Ma pur altra in sua vece il Re consacri
Alma, e felice pianta;
Tu sgombra i nostri errori, o saggia, e santa.