Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/64

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ATTO TERZO



SCENA PRIMA

CONSIGLIERO

A molti egri mortali (or mi sovviene
Di quel che spesso ho già pensato, e letto)
Fedel non fu dell’amicizia il porto;
Chè sovente il turbò, qual nembo oscuro,
Il desio d’usurpar cittati e regni,
O gran brama d’onore, o d’alto orgoglio
Rapido vento, o pur di sdegno ed ira,
Che mormorando muova, atra tempesta.
Ma questo, ove il mio Re nel mar solcando
Della vita mortal, legò la nave,
Tutta d’arme, e d’onore adorna e carca,
E l’ancore il fermar col duro morso,
S’ancora fu la fede e quinci e quindi;
Questo, dico, sì lieto, e sì tranquillo
Seno dell’amicizia, ardente spirto
D’amor sossopra volse; e non turbolla,
Nè turbar la poteva altra procella
Prima, nè dopo. E’l risospinse in alto
Pur il medesmo amor tra duri scogli,
Talchè vicino ad affondar tra l’onde,
Io canuto nocchier siedo al governo,
Presto di navigare a ciascun vento,
Siccome piace al Re. Parlare io debbo
Con i Duci di Suezia, e con Germondo,
Perch’ei rivolga il cor dal primo oggetto: