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ìATTO TERZO | 67 |
Lunge da noi famoso erribil monte.
ALVIDA
Di valoroso Re leggiadri, e ricchi
Doni son questi, e portator cortese.
CAMERIERA
Non agguaglia alcun dono il vostro merto:
Ma non aggiate il donatore a sdegno,
Ch’or v’appresenta e la corona, e ’l manto,
E questa immago in prezíiosa gemma
Scolpita.
ALVIDA
A prova la ricchezza, e l’arte
Contende, e l’opra la materia avanza.
E la sua cortesia sì tosto agguaglia
Del suo chiaro valor la fama illustre.
Nè mi stimò di tanto onore indegna.
Ma quai lodi, o quai grazie al Signor vostro
Render io posso? o chi per me le rende?
CAMERIERA
È grazia l’accettarli. E ’l don gradito
Il donator d’obbligo eterno astringe.
SCENA SESTA
ALVIDA, NUTRICE
ALVIDA
Quai doni io veggio? e quai parole ascolto?
Quale immagine è questa? Ah! chi somiglia?
A me. Son io: mi raffiguro al viso.
All’abito non già. Norvegio, o Goto
A me non sembra. E perch’a’ piedi impresse
Calcata la corona, e ’l lucido elmo,