Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/75

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ATTO TERZO 71

Potè celarne; e si partì repente,
Nè fu veduto più. Ma fur discordi
Ragionando di lui guerrieri, e donne.
Io seppi sol, ben mi rimembra il modo,
Che si partiva il cavalier dolente,
Mio servo, e di fortuna aspro nemico.
Or riconosco la corona, e ’l pregio.
Era dunque Germondo? osò Germondo
Contra i Norvegi in perigliosa giostra
Dentro Norvegia istessa esporsi a morte?
Tanto ardir, tanto core in vana impresa?
Poi tanta secretezza, e tanto amore?
E sì picciola fede in vero amante?
E s’ei non era, onde in qual tempo, e quando
Ebbe poi la corona, a chi la tolse?
Chi gliela diede? ed or perchè la manda?
Che segna il manto, e la scolpita gemma?
O che pensier son questi, e che parole?

NUTRICE

Non so: ma varie cose asconde il tempo,
Altre rivela, e muta in parte, e cangia.
Muta il cor, il pensier, l’usanze, e l’opre.

ALVIDA

Di mutato voler conosci i segni?
Son d’amante, o d’amico i cari doni?
Chi mi tenta, Germondo, o ’l suo fedele?
Tenta moglie, od amica; amante, o sposa?
Tenerli io deggîo, o rimandarli indietro?
E s’io gli tengo pur, terrógli ascosi,
O gli paleserò? scoperti, e chiusi
Al mio caro Signor faranno offesa?
Il parlargli fia grave, o ’l mio silenzio?
Il timore, o l’ardir gli fia molesto?