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88 IL TORRISMONDO

Talch’il discender mio nel basso mondo
Non fu cagione a lei d’aspra partenza,
Nè ’l chiaro dì, ch’io nacqui, a lei funèbre.

TORRISMONDO

Dunque i materni, e non i proprj voti
Tu cerchi d’adempir, vergine bella?

ROSMONDA

Son miei voti i suoi voti; e poi s’aggiunse
Al suo volere il mio volere istesso,
Quel sempre acerbo, ed onorato giorno,
Che giacque esangue, e rende l’alma al Cielo,
Mentre io sedea dogliosa in sulla sponda
Del suo vedovo letto, e lagrimando
Prendea la sua gelata, e cara destra
Colla mia destra. E le sue voci estreme
Ben mi rammento, e rammentar men deggio;
Tra freddi baci, e lagrime dolenti,
Fur proprio queste: È pietà vera, o figlia,
Non ricusar la tua verace madre,
Che madre ti sarà per picciol tempo.
Io ti portai nel ventre, e caro parto
Ti diedi al mondo, anzi a quel Dio t’offersi,
Che regge il mondo, e mi salvò nel rischio;
Tu, se puoi, della madre i voti adempi,
E disciogliendo lei sciogli te stessa.

TORRISMONDO

La tua vera pietà conosco, e lodo.
Ma qual pietoso, o qual lodato inganno
Te mi diè per sorella, e l’altra ascose,
Che fu vera sorella, e vera figlia
Di magnanimo Re, d’alta Regina?

ROSMONDA

Fè mia madre l’inganno, anzi tuo padre.