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90 IL TORRISMONDO

ROSMONDA

Appresso un antro,
Che molte sedi ha di polito sasso,
E di pomice rara oscure celle
Dentro non sol, ma bel teatro, e tempio,
E tra pendenti rupi alte colonne,
Ombroso, venerabile, secreto.
Ma lieto il fanno l’erbe, e lieto i fonti,
E l’edere seguaci, e i pini, e i faggi,
Tessendo i rami, e le perpetue fronde,
Sicch’entrar non vi possa il caldo raggio.
Nelle parti medesme entro la selva
Sorge un palagio al Re tra i verdi chiostri;
Ivi tua suora, ed io giacemmo in culla.

TORRISMONDO

La cagion di quel cambio ancor m’ascondi.

ROSMONDA

La cagion fu del padre alto consiglio,
O profondo timor, che l’alma ingombra.

TORRISMONDO

Qual timore, e di che?

ROSMONDA

D’aspra ventura,
Che ’l suo regno passasse ad altri Regi.

TORRISMONDO

E come nacque in lui questa temenza
Di sì lontano male? o chi destolla?

ROSMONDA

Il parlar la destò d’accorte Ninfe,
Ch’altrui soglion predir gli eterni fati.

TORRISMONDO

Dunque diede credenza al vano incanto,
Ch’effetto poi non ebbe in quattro lustri?