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Pagina:Teofrasto - I Caratteri.djvu/108

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teofrasto

esce per andar dall’aruspice1, egli bestemmia2; e intanto che pregano e fanno libagioni, ei lascia cadere il suo bicchiere e se la ride come se abbia fatto una gran bella cosa; e stando a sentir sonare, egli solo degli altri batte le mani, e accompagna canterellando, e racceffa10 la sonatrice perché ha smesso così presto11. E volendo mandar lo sputo di là dalla tavola12 scaracchia in faccia al coppiere.

Boccaccio adopera assai spesso il vocabolo «scostumato», e nel Commento a Dante, parlando di certe donne, allude alle loro «scostumataggini». In greco βδελυρός è il flagitiosus, impudens, impurus. L’italiano «ineducato», «screanzato», «maleducato», direbbe meno.

ἀνακύψας va tradotto, non come tutti, o quasi tutti, traducono, «si drizza su, si leva», ma «alza la testa» che è il suo vero significato e che esprime bene l’atto di chi sollevando il capo rutta. Teofrasto, è bene ricordarselo, è attento conoscitore della fisiognomica.

Probabilmente ἀκρόδρυα che ho tradotto «nocciole» è glossa delle due voci precedenti.

Nota che spesso in Teofrasto ἅμα ha valore temporale.

Traduco e leggo diversamente dal Diels, poiché non metto punto, ma virgola, prima del καὶ σπεύδοντας δέ που ὁρῶν, e non accetto la lezione aggiunta dai codici più recenti. Non è nient’affatto strano che Teofrasto abbia risoluto in plurale un indefinito collettivo; ed è possibile perciò che il trascrittore dei codici più recenti, non avendo capito, abbia cercato di rimediare alla sintassi del periodo ch’egli reputava fossa scorretta.

Nel cosiddetto mercato delle donne, del quale si discorre nel secondo carattere.

Abbiamo già detto innanzi che in Plutarco leggesi di Teofrasto il quale chiamava ἄοινα συμπόσια, abstemia convivia le barberie «per le chiacchiere che vi fanno quelli che vi si mettono a sedere». Anche oggi nel mezzogiorno d’Italia le barberie sono abstemia convivia: e luoghi di ritrovo dovevano essere al tempo di Teofrasto le profumerie. Teofrasto ha προστάς, come Plutarco ha προσκαθιζόντων: «che sta presso», «che siedono presso».

  1. Bisogna tradurre così e non altrimenti, e l’aoristo ἐξελθούσης indica per appunto che in quel momento la mamma esce di casa per recarsi dall’arúspice, εἰς ὀρνιθοσκόπου.
  2. Traduco il greco βλασφημεῖν con «bestemmiare», poiché certamente qui è adoperato nell’uso che ha anche in un frammento di

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