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umana. Ercole figliuolo di Giove e di Alcmena fu lo scopo continuo dell’ira implacabile di Giunone. Dopo di avergli indarno suscitato a migliaja i pericoli, vincitore dell’Erebo, Ercole ritorna finalmente in seno della sua famiglia, e ritrovatovi Lico Re dell’Eubea che stava per sterminarla, ed usurparsi il di lui trono, lo uccide; e mentre vuole da quella uccisione purificarsi sacrificando a Giove, la maligna Dea offuscandogli la mente, e rendendolo furioso fa sì ch’ei prenda i proprj suoi figliuoli per quelli del suo inimico Euristeo, e che con orribile scempio gli uccida. Canova sagacemente rappresenta questa tragedia, scolpendo nel mezzo del bassorilievo un’ara fumante, presso della quale s’erge una colonna, a cui sta sopra un Giove sedente. Si scorgono in varie compassionevoli attitudini già stesi a terra estinti tre giovinetti, a due de’ quali si veggono ancora fitte l’una nel dorso e l’altra nel petto le freccie da cui furon trafitti. Ercole sta per iscoccarne un’altra contro un figliuolino, che l’infelice sua madre tien sollevato col destro braccio per la metà del corpicciuolo, facendogli quasi scudo col fianco sinistro, e stendendo disperatamente, e quanto può, dallo stesso lato la testa e la persona tutta, implorando grazia dal furibondo suo sposo. La di lei mossa è tanto espressiva, tanto supplichevole e commovente, che l’insensibilità d’Ercole, a quella vista, è forse più dei figliuoli estinti la prova maggiore


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