Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/172

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dovett’essere questo Moschione, poichè Ateneo ne parla come d’uomo di cui appena restava notizia alcuna: Moschion quidam; e perciò essendo Ateneo vissuto al secondo secolo di Cristo, potè forse Moschione essere o contemporaneo, o certo non molto di età lontano da Archimede, morto circa un secolo e mezzo innanzi Cristo. Aggiungasi ancora, che nella narrazion di Moschione, da Ateneo inserita nella sua storia, vedesi un greco epigramma in lode di questa nave, fatto da Archimelo, a cui perciò Gerone fece un presente di mille moggia di grano; nel qual epigramma quelle stesse proprietà di questa nave veggonsi accennate, che più diffusamente descritte sono nella recata narrazione. Per le quali ragioni pare certamente che questo racconto secondo le buone leggi di critica si debba ammetter per vero, benchè forse alcune circostanze possano essere state esagerate di troppo, singolarmente per ciò che appartiene alle parti di cui la nave era composta, e alle delicie d’ogni maniera che vi erano aggiunte.


Invenzione della sfera artificiale. XXIII. Ma niuno ad Archimede contrasta l’onor della sfera artificiale ingegnosamente da lui trovata a spiegare ed a rappresentare il movimento degli astri. Pare ch’egli di questo suo ritrovato singolarmente si compiacesse, poichè fu esso l'unico tra’ suoi lavori di cui egli ne lasciasse la descrizione nel suo libro intitolato Sphaeropaeja. La quale invenzione di tanto pregio fu tra gli antichi, che per riguardo ad essa uomo di divino ingegno fu da Cicerone detto Archimede. Ne in sphaera quidem, dice