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136 parte

maggior numero di poeti e di oratori, e di merito assai maggiore, ci offre la Sicilia, come ora vedremo.


Ad essa deesi l’origine della pastoral poesia. II. E primieramente, per favellar de’ poeti, deesi alla Sicilia l’invenzione della pastoral poesia. Che sia questa la comune opinione de più rinomati scrittori, lo afferma ancora il celebre ab. Quadrio (Stor. e Rag. d’ogni poesia, t. 2, p. 595). Ma a questa comune opinione pensa egli di non doversi arrendere sì facilmente. I Persiani, egli dice, gli Arabi ed altri antichissimi popoli ebbero in pregio i cavalli e gli altri armenti; anzi de’ Numidi e de’ Persiani noi sappiamo che un cotal canto pastorale avevano, di cui nell’atto di condurre al pascolo i loro armenti solevano usare. Io non negherò già ciò che questo dottissimo scrittore afferma; ma non temerò ancora di dire che parmi che a questo luogo, e altrove ancora, ei non distingua abbastanza due cose; e quindi qualche genere di poesia faccia più antico di assai che non è veramente. Altra cosa è, per quanto a me ne pare, un qualunque canto che non consista in altro che in modulare a varie note la voce, e che colla gravità, coll’armonia, colla dolcezza, coll’impeto delle note medesime i varii affetti esprima, da cui taluno è compreso; altra cosa è un canto che alla modulazion della voce congiunga ancora il legamento delle parole, le quali a un determinato numero di sillabe e a una determinata quantità sieno necessariamente legate. Il primo sarà canto, eppur non sarà poesia; il qual nome al secondo genere di canto si dà solamente. Altrimenti, se