Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/231

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182 parte

questi co’ saggi loro discorsi il piegaron per modo che non solo onesto e virtuoso principe mostrossi egli dappoi, ma grande amatore ancora delle scienze e de dotti (Ælian. l. 4, Var. c. 15). E a questa munificenza verso de’ poeti singolarmente attribuir si dee il concorrere che a lui facevano questi perfin dalla Grecia. Perciocchè Eschilo e Simonide, per testimonianza di Pausania (l. 1, c. 2) e di altri scrittori, a lui ne vennero in Siracusa. Pindaro ancora spesse volte fa grandi encomi di Gerone all’occasione delle vittorie da lui riportate ne’ celebri giuochi della Grecia; anzi accenna (in Nem. od. 1) di essere egli stesso venuto in Sicilia, trattovi probabilmente dalla munificenza di questo principe.


Condotta tenuta da’ due tiranni Dionigi riguardo alle scienze e alle arti. XXXVII. Anche i due Dionigi parvero talvolta amatori delle lettere e protettori de’ dotti. “Anzi del vecchio Dionigi narra Suida, che scrisse tragedie e commedie, e alcune opere storiche; e del giovane, che, oltre alcune lettere, scrisse un opuscolo sui poemi di Epicarmo„. Ma era anzi questo, singolarmente in Dionigi il vecchio, un pazzo capriccio di acquistarsi con ciò gran lode, che un vero desiderio di fomentare gli studi. I tre viaggi che sotto il loro regno fece Platone in Sicilia, ne sono un chiaro argomento. Accoltovi prima con grandi onori, quali si renderebbero a un dio, quando essi videro che le massime del severo filosofo punto non s’accordavano colle loro, nel cacciarono bruttamente, e una volta ancora Dionigi il vecchio operò sì che il povero Platone fosse venduto schiavo. Veggasi tutta la