Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/270

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libro secondo 221

Scipione imo de’ primi eroi della romana repubblica, che alla gloria dell armi quella ancor delle lettere felicemente congiunse; ed Ennio fu uno de’ dotti uomini cui egli anche in mezzo al rumore dell’armi godeva di avere a’ fianchi. Quindi di lui disse Claudiano (De Laud. Stilic.):

Haerebat doctus lateri, castrisque solebat
     Omnibus in medias Ennius ire tubas.

Un altro Scipione ancora soprannomato Nasica fu confidentissimo amico di Ennio, e ne è prova lo scherzevole proverbiarsi che fecero a vicenda, al dire di Cicerone (Il. 2, n. 68), in occasion di una visita fattasi scambievolmente, in cui finsero amendue di non essere in casa. Il fatto è troppo noto per essere qui riferito distesamente. Molto fu egli inoltre onorato da Q. Fulvio figliuol del cons. M. Fulvio, di cui poc’anzi si è detto, come ben si raccoglie da ciò che narra Cicerone, cioè ch’egli essendo secondo il costume del padre amator delle lettere, diè la cittadinanza a Q. Ennio che col padre di lui militato avea nell’Etolia (De Cl. Orat. n. 20).


Suoi costumi. XIII. Questa amicizia co’ più ragguardevoli cavalieri romani, a cui ebbe Ennio l’onor di arrivare, ci fa vedere che uomo ancora egli era di amabili maniere e di onorati costumi. Infatti Gellio, recando un passo tratto dal libro settimo degli Annali da lui composti, in cui il carattere e le virtù descrive d’un uomo onesto, dice (l. 12, c. 4) essere sentimento di alcuni che se stesso ei descrivesse in que’ versi. Pare nondimeno che amasse il soverchio