Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
libro secondo | 225 |
Sue Opere.
XVI. Le opere da lui scritte sono in primo
luogo gli Annali ne’ quali le più ragguardevoli imprese de’ Romani e quelle singolarmente del suo
Scipione egli descrisse. Non divise egli gli Annali in libri; ma questa divisione fu poscia fatta
da un grammatico detto Q. Vargunteio. Soleva
questi, come narra Svetonio (De Ill. Gramm.
c. 2), in certi determinati giorni leggerli pubblicamente a numerosa assemblea che radunavasi a udirli. La qual costumanza pare che per
più secoli ancora durasse; poichè abbiamo da
Gellio (l. 18, c. 5) che a suo tempo era in Pozzuoli un cotale che nel pubblico teatro leggeva
al popolo ad alta voce gli Annali di Ennio, e
facevasi perciò chiamare Ennianista. Molte tragedie ancora, molte commedie e molti epigrammi e molte satire avea egli scritto, ed altre cose i cui titoli si possono vedere presso il
Fabricio (Bibl. Latl. 4, c. 1). Sembra inoltre
ch’ei fosse il primo che poemi, come sogliam
dire, didascalici componesse in Roma; perciocchè tra’ titoli delle opere da lui composte una
ne abbiamo intitolata Phagetica, in cui sembra
che delle cose a mangiare ei favellasse; e due
altri titoli, che sembrano di didascalico argomento, si rammentano dal Fabricio, cioè Protrepticus e Praecepta. Osserva per ultimo il
Quadrio (t. 4, p. 49) che Ennio osò il primo
di togliersi dagli argomenti greci che fin allora
si eran presi da’ poeti latini a suggetto delle
loro tragedie; e una ne scrisse di argomento
preso dalla storia romana, intitolata Scipione. I
frammenti che di lui ci sono rimasti, sono stati
varie volte posti alla luce e singolarmente da