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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/279

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230 parte terza

è degno di non ordinaria lode; e C. Lelio presso Cicerone (De Amic. n. 7) rammenta il singolare applauso che riportò la tragedia di Pilade e di Oreste da lui composta. Una dissertazione intorno alla vita di Pacuvio ha pubblicata l’anno 1763 in Napoli il can. Annibale di Leo, di cui non ho potuto vedere che un brevissimo estratto nella Gazzetta letteraria di Francia (t.6, p. 781).


Altri poeti comici XXI. A questi ancora voglionsi aggiugnere L. Accio ossia Azzio, di cui parla Cicerone (De Clar. Orat.), affermando ch’egli era di cinquant’anni più giovine di Pacuvio; e altrove (Pro Arch. n. 11), che D. Bruto volle che a’ tempi, a’ quali egli sospese avea le spoglie tolte a nemici, apponesse questo poeta suoi versi. Di lui dicesi nella Cronaca Eusebiana, che fu figliuolo di padre stato già schiavo in Roma.

  1. Il ch. sig. can. Annibaie di Leo mi ha poi gentilmente trasmessa copia delle sue Memorie di M. Pacuvio qui da me accennate, e che sono scritte con molta erudizione e con uguale esattezza. Egli prova assai bene che la nascita di questo poeta dee fissarsi circa l’ anno di Roma 534; osserva che Cicerone benchè riprendesse talvolta lo stil di Pacuvio, parlò nondimeno più volte con molta lode delle tragedie da lui composte; nomina gl’illustri amici ch’egli ebbe in Roma, e riferisce l’elegante ma semplice iscrizione sepolcrale ch’ei medesimo si compose e che ci è stata conservata da Gellio; mostra che non ha alcun fondamento ciò che narrano alcuni, cioè ch’egli avesse tre mogli, e che tutte e tre si appiccassero a una medesima pianta; ci dà un esatto catalogo di tutte le opere di Pacuvio, altre fino a noi pervenute, altre perite; e reca finalmente ed esamina il giudizio che delle poesie di Pacuvio han dato gli antichi scrittori.