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232 parte terza

assai, singolarmente a C. Lelio e a P. Scipione Africano il giovine. Diessi a scriver commedie, e poichè ebbe composta la prima intitolata Andria, l’anno 587 essendo consoli M. Claudio Marcello e C. Sulpicio Gallo, recolla agli edili, perchè permesso gli fosse di porla sulla scena. Questi non sapendo se degno a tale onore fosse Terenzio, gli ordinarono che a Cecilio Stazio, di cui grande era allora la fama, recasse la sua commedia e ne chiedesse il parere. Andovvi egli mentre Cecilio si stava cenando, e a lui introdotto, poichè era in vile e povero arnese, gli fu come a spregevol persona dato a sedere su di un picciolo sgabello appiè del letto su cui cenava Cecilio. Ma questi uditine appena alcuni versi ne conobbe e ne ammirò il valore; e fattolo seder seco alla cena, ne udì poscia il rimanente con sua gran maraviglia. Così Donato, ossia Svetonio. Ma s’egli è vero, come sopra si è detto, che Cecilio Stazio morisse un anno dopo Ennio, cioè l’anno 585, egli è evidente che non potè Terenzio l’anno 587 recargli la sua commedia. Forse ciò che qui narrasi di Cecilio, vuolsi intendere di qualche altro rinnomato poeta che allor ci vivesse.


Sue commedie. XXIII. Sei furono le commedie che Terenzio scrisse, e che sul romano teatro furono rappresentate dall’anno suddetto fino al 593, come chiaramente raccogliesi dagli antichi titoli alle commedie stesse premessi. Furono esse ascoltate con grande applauso, singolarmente quella ch’è intitolata l’Eunuco, che due volte in un giorno solo si volle rappresentata; e per