Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/300

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libro secondo 251

favella. Più non vi volle perchè Catone si risolvesse di rimandare onoratamente alle lor case questi tre, a suo parere, troppo perniciosi filosofi. Venuto dunque in senato prese a gravemente riprendere i magistrati, perchè permettessero che uomini i quali sì agevolmente potevano persuadere altrui checchè loro piacesse, più lungamente si fermassero in Roma; doversi spedir quanto prima l’affare per cui eran venuti, e quindi rimandare i filosofi alle loro scuole in Grecia, e fare in modo che i giovani romani seguissero, come usato aveano fino allora, ad aver per maestri le leggi e i magistrati. Era troppo grande l’autorità di Catone perchè il suo parere non prevalesse. Per agevolare ancor maggiormente la partenza de’ greci filosofi, il senato permise che la multa degli Ateniesi ristretta fosse a soli cento talenti. In tal maniera i filosofi lieti del felice riuscimento del loro affare, e del plauso da essi ottenuto in Roma, fecero alle lor patrie ritorno. Tutto ciò da Plutarco e da altri antichi autori presso il Freinshemio (Suppl. ad Liv. l. 47, c. 25).


Non perchè egli non fgsse uomo assai colto. XI. Questo procedere di Catone non ci dà una troppo vantaggiosa idea del suo pensare in ciò che appartiene alle scienze. E sappiamo nondimeno che dotto uomo egli era, e in molti studi egregiamente versato. Anzi possiam dire a ragione che fu egli il primo che prendesse a illustrare in lingua latina molti argomenti che da’ romani scrittori non erano ancora stati trattati. Abbiamo tuttora i libri che intorno all’agricoltura egli scrisse, se pure a Catone debbonsi veramente attribuire que’ che ne portano