Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/317

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268 parte terza

la sua storia; il che pur fece, per testimonio di Cicerone (Acad. Quaest. l. 4, n. 45); A. Albino: ma altre cose ancora scrissero amendue in latino, come lo stesso Vossio dimostra (ib. e c. 6); Cincio singolarmente scritta avea la Vita di Gorgia leontino, il quale è ben da dolere che non sia a noi pervenuta. Altri che a questi tempi medesimi furono scrittori di storia in Roma, si posson vedere presso il citato Vossio; ch’io non credo di dovermi trattenere più oltre in favellare di storici de’ quali nè più ci rimangon le opere, nè veggiamo comunemente parlarsi in modo dagli antichi autori che grave esser ci debba la perdita che fatta ne abbiamo.


Stato della giurisprudenza roomana in quest'epoca. V. Rimane per ultimo a dir qualche cosa della giurisprudenza. Questo studio che fin da’ tempi più antichi della repubblica era stato coltivato, molto più dovette esser in fiore quando le altre scienze ancora s’introdussero in Roma. Molti de’ magistrati conveniva per certo che ne fossero istruiti per decidere le controversie, per punire i rei, per rendere la giustizia a chi la chiedesse. Si posson vedere nell’erudita Storia della romana Giurisprudenza dell’avvocato Terrasson gli uomini in questa scienza illustri che vissero a’ tempi di cui parliamo. Tre soli io ne accennerò, de’ quali più cose, chi ne abbia desiderio, potrà vedere presso il citato autore. Il gran Catone in primo luogo vuol qui ancora esser nominato; uomo veramente universale che alle altre scienze anche questa congiunse e ne fu peritissimo. Festo allega (ad voc. “Mundus„) alcuni comentarii