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316 parte terza

fossero, o falsi i delitti apposti a Cornelio Gallo, lungamente si esamina dal Fontanini a cui pare che almeno in gran parte ei ne fosse innocente.


Sue poesie quanto allora stimate. XXVII. Delle poesie di Gallo quasi niun frammento non ci è rimasto. Ma egli è certo che per esse fu in gran nome. Virgilio ne parla con lode nell’egloga x che dal nome di esso volle intitolata; e Servio comentando l’egloga stessa afferma che molti versi di Gallo avea Virgilio in essa inseriti. Anzi racconta Donato (in Vit. Virgil.) che l’ultima parte del quarto libro delle Georgiche avea egli consacrata alle lodi dell’amico poeta; ma che poscia per comando di Augusto le tolse e vi sostituì la favola di Aristeo. Alcuni, e singolarmente il P. la Rue, hanno su questo punto mosse difficoltà, alle quali dal Fontanini si è fatta risposta. Ovidio ancora ne parla in più luoghi con somma lode. Ci basti l’arrecarne due passi:

Gallus et Hesperiis, et Gallus notus Eois,
     Et sua cum Gallo nota Lycoris erat.
                         L. 3 Amor. el. 15.


E altrove:

Quis potuit lecto durus discedere Gallo?
                         De Rem. Amor l. 1, v. 765.


Nè con minor elogio parlan di lui Properzio (l. 2, el. 33), Marziale (l. 8, epigr. 73), ed altri antichi. Anzi un certo Partenio di Nicea, che a que’ tempi viveva in Roma, scritto avendo un libro in greco su gli effetti d’amore, a lui dedicollo. Quattro libri di Elegie avea egli scritto in lode della sua Licoride; e più libri di Euforione avea dal greco in latin linguaggio