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libro terzo 323

dunque, come sopra si è detto, nato Ovidio l’anno 710, necessariamente raccogliesi che circa l’anno 760 ei fu esiliato. Dissi circa l’anno 760, perchè i dieci lustri o le dieci olimpiadi da Ovidio nominate non bastano a farci credere ch’egli con tali parole voglia precisamente determinare il cinquantesimo anno di sua vita; che poeta egli era e non già cronologo; e poteva perciò usar di que’ termini, ancorchè i dieci lustri o fossero oltrepassati di poco, o non fosser per anco interamente compiti. Ma il P. Bonin in una sua dissertazione inserita nelle Memorie di Trevoux (1749, mai, vol. 2, art. 52) ha preteso di persuaderci con astronomiche dimostrazioni, che l’anno 760 appunto fu precisamente quello in cui Ovidio fu rilegato. A dimostrarlo oltre le ragioni da noi recate, e che non provano se non che ciò accadde circa quel tempo, egli osserva che Ovidio, come egli stesso ci mostra (l. 1 Trist. el. 10), partì per l’esilio poco innanzi al dicembre, poichè in questo mese ei navigava sull’Adriatico, e che partì di notte avanzata e cadente, mentre la luna era alta sull’orizzonte, e mentre Venere già spuntava in cielo (ib. el. 3). Egli stabilisce in oltre che Ovidio compisse il cinquantesimo anno di età nell’anno di Roma 761; perchè segue l’opinione di quelli che ritardan di un anno il cominciamento de’ consoli, e quindi pone il consolato d’Irzio e di Pansa nell’anno 711. Ciò presupposto, egli si vale delle Tavole astronomiche del Cassini, e dimostra che nell’anno 761, ed anche nel seguente anno 762 Venere non vedevasi verso il dicembre che alla