Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/398

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LIBRO TERZO Certo è per ultimo, ch’egli nel titolo del libro è detto Liberto di Augusto; nè vi è ragione a credere che un altro imperadore si accenni, e non quello che per proprio e particolar soprannome fu detto Augusto. Quindi a me non pare improbabile che Augusto conosciuto il talento di questo suo schiavo, e vedutone alcune favole, gli rendesse per premio, come spesso accadeva, la libertà. È vero che i primi quattro libri delle sue Favole dedica egli a un certo Eutico che vuolsi vissuto sotto Caligola. Ma chi ci assicura ch’ei fosse il medesimo? Un Eutico condottier d’asini trovasi anche a’ tempi di Augusto. Io non credo certo che fosse questi il mecenate di Fedro. Ma non poteva egli esservi anche un altro Eutico a cui Fedro dedicasse i suoi libri ì Inoltre dalla morte di Augusto all’impero di Caligola non passarono che ventitre anni; e potè essere il medesimo Eutico a cui Fedro a’ tempi di Augusto e di Tiberio offerisse le sue favole, e che pure vivesse a’ tempi ancor di Caligola. XLVIU. Ma non del tempo soltanto a cui Fedro vivesse, si è disputato, ma sì ancora s’egli vivesse mai. Gianfederigo Cristio pubblicò l’anno 1749 una dissertazione in cui pretese di dimostrare non esser mai stato al mondo un Fedro antico scrittor di favole, e queste esser tutte opera di moderno autore. Io non ho veduta questa dissertazione, ma solo un cenno che se ne dà negli Atti di Lipsia (anno 1749 p 710), e nella Nuova Biblioteca Germanica (t. 23. l. 371) ove ancora si accennano i libri contro questa nuova e troppo ardita opinione