Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/410

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LIBRO TERZO 36l versi esametri egli avea composto; e una raec0)ta di epigrammi da lui fatti? mentre si stava nel bagno. Anzi una tragedia ancora egli avea cominciata, ma poi parendogli che non gli riuscisse troppo felicemente, la interruppe (a), piaccvasi egli di uno stile elegante insieme e chiaro (ib. c. 86), e ridevasi di coloro che affettavano d’imitare l’incolto, e, per così dire, affumicato parlare degli antichi scrittori, e talvolta graziosamente su ciò scherzava coll’amico suo Mecenate che di questo lezioso stile si dilettava assai. Anzi la greca letteratura ancora studiosamente fu da lui coltivata (ib.c. 89), e i greci autori e i filosofi greci furon da lui letti attentamente, e con piacere ascoltati. Or un uomo sì amante delle lettere come poteva egli non favorir coloro che ne facevano professione? In fatti Svetonio ci assicura eli’ egli gl’ingegni del suo secolo favoreggiò in ogni manierai e che cortesemente e pazientemente era solito di ascoltare coloro che innanzi a lui recitavano non versi e storie solamente, ma (a) Della tragedia intitolata Aiace ed Ulisse da Augusto composta , e de’ tredici libri eli’ egli avea scritti della sua propria Vita, parla P impcradrice liudossia nella sua opera altrove citata (Anecdota Grocca. Venei. 1781, p. 69). E poiché essa non parla in quell’opera che o di autori greci di nascita, o di autori che scrissero in greco, cosi potrebbe pensarsi che Augusto in greco scrivesse que1 libri. Ma niuno degli scrittori o contemporanei, o vicini ad Augusto ci dice che quelle opere fossero scritte in greco, e perciò è verisimile che Eudossia credesse forse che in quella lingua fossero scritte, e che perciò ne facesse menzione.