Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/422

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LIBRO TERZO 3^3 a difTlnire se le virtù o i vizii fosser maggiori, nella crudel proscrizione da lui ordinata avea compreso ancora l’oratore Marco Antonio. Questi per sottrarsi alla morte ritirossi presso di un povero, ma onesto plebeo, il quale fu lieto assai di poter salvare un sì grand1 uomo; e tosto mandò per un suo servo al vicin bettoliere a provvedervi il miglior vino che ci avesse. La non usata premura che ad eseguire i comandi del suo padrone mostrava il servo, risvegliò nel bettoliere curiosità di risaperne il motivo, e gliene chiese. L’incauto servo gli confidò il segreto. Il perfido coi re tosto a Mario e gli scuopre ove stiasi nascosto Antonio. Non si può leggere senza sdegno ed orrore il giubilo che mostrò a tal nuova il crudel vecchio. Diè un grido d’allegrezza, battè palma a palma per plauso, e voleva egli stesso correr sul punto ad ucciderlo. Ma trattenutone a stento dagli amici, mando vvi Annio, tribun militare, con alcuni soldati. Giunto alla casa ove stavasi Antonio, il tribuno v’introdusse i soldati, perchè l’uccidessero. Antonio vedutigli entrar nella stanza, e scoperto il loro disegno, senza punto turbarsi, prese a ragionare con essi in sì dolce ed eloquente maniera, ch’essi piangendo per tenerezza non si ardivano ad ucciderlo. Di che sospettando il tribuno, salito egli stesso alla stanza di Antonio, e sgridati della lor viltà i soldati, troncogli il capo. Questo recato a Mario, fu da lui esposto su que’ rostri medesimi da cui tante volte aveva egli difeso la salvezza e la vita de’ cittadini , come osserva Cicerone \ De Orat. l. 3, n. 3), il quale mentre così