Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/430

Da Wikisource.

LIBRO TERZO 381 è nota e dall1 opere di lui medesimo, nelle quali ei non è così parco in favellar di se stesso, e da’ libri di tanti che ne hanno diligentemente trattato. Fra questi meritano singolar lode due moderni scrittori, Inglese l’uno, l’altro Francese, cioè i signori Middleton e Morabin, i quali pressochè al medesimo tempo due assai erudite ed esatte storie della Vita di Cicerone han pubblicate a’ nostri giorni. A me non si appartiene il giudicare a qual de’ due si debba la preferenza. L’autor inglese sembra che abbia avuto più plauso per le molte versioni in diverse lingue, e per le replicate edizioni che della sua opera si son fatte. Io non considero qui il cittadino, il console, il senatore, ma solamente l’uom.dotto. E quando si fosse questo l’unico punto di veduta in cui si potesse collocar Cicerone, sarebbe questo bastante perchè dovessimo averlo in conto di uno de’ più grandi uomini di tutta l’antichità. Fu egli uno de’ pochi del suo tempo, che a fu nel 702 mandato proconsole «ella Cilicia ove ei lusingossi di aver date pruove di valor militare, ed ebbe dall’esercito il titolo d’Imp^radore. Giunto di ritorno a Roma sul cominciare del 704, vide poco dopo accendersi la guerra civile tra Cesare e Pompeo, nella quale fu nel partito del secondo , ma in modo che seppe ancor conciliarsi il favore del primo, della cui morie però, s’ei non fu complice, fu certo approvatola: e lodatore. Nella nuova guerra che arse poscia fra Ottavio e Antonio, stette pel primo. Ma poiché essi e Lepido si riunirono insieme, Cicerone fu una delle vittime alla loro amicizia sugiilicatc, e per volere di Antonio fu ucciso a’ 7 di dicembre dell’almo di Roma 710.