Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/467

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4 18 PARTE TERZA e di non ordinario sapere, e della romana letteratura benemerito singolarmente per la pubblica biblioteca da lui prima che da ogni altro aperta in Roma. Ma pare ch’egli volesse innalzar la sua gloria sulla rovina di quelli che aveanlo preceduto. I migliori tra1 romani scrittori furon da lui presi di mira. I Comentani di Cesare, che tanto sono lodati da Cicerone, diceva egli che negligentemente erano scritti e con poca veracità: Pollio Asinius panini diligenter, parunique integra ventate compositos pnlat (Sveton. in Jul. c. 56). Contro di Sallustio scrisse un libro, riprendendolo come affettato ricercatore di antiche parole: Asinius Pollio in libro quo Sallustii scripta reprehemlil, ut nimia priscoruin verborum affectatione oblita (id. de 111. Gramni. c. io), in Tito Litio ancora trovava egli una cotal aria padovana, quamdam patavinitatem {Quinti!. I. i, c. 5, el. 8, c. i), che niuno nè allora nè poi ha osservata in questo elegante scrittore. Ma contro di Cicerone singolarmente, come già abbiamo accennato, mostrossi egli pieno di fiele c d’invidia. Seneca il Retore dice ch’egli fu sempre nirnicissirno della gloria di Cicerone (Suasor. 6), e che dopo decadere. Su questo argomento tornerò) nelle Giunte al tomo secondo della mia Storia , ove ritratterò un errore da me commesso nell’annoverare Seneca il Retore tra gli scrittori del secolo di Tiberio, e mostrerò che ad assai miglior ragione appartiene a que’ di Augusto, e ne’ trarrò quelle conseguenze che spontaneamente si offriranno. Vedi la nota al lih. I, c. Ili , § vili nel secondo volume della presente edizione.