Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/479

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43o PARTE TERZA Nell’età giovanile fu costretto a pensare alla sua sicurezza, e a nascondersi or in uno or in altro luogo per sottrarsi al furore di Silla, il quale nella sua proscrizione lo avea compreso. Quindi entrato nella milizia, vi fece alcune campagne. Mischiatosi poscia ne’ maneggi della Repubblica con un genio attivo, instancabile , intraprendente, vi salì presto a tale autorità, che ogni cosa regolavasi poco meno che a suo volere. In tutte le civili discordie, in tutti i più importanti affari egli ebbe parte, sempre intento o ad abbattere l’altrui potere, o a formare partiti a suo innalzamento. Le guerre poscia e per ultimo il governo di Roma, di cui per poco non si fece arbitro e sovrano, l’occuparono per tal maniera, che non si vede qual tempo egli avesse a coltivare l’ingegno. Del solo Apollonio di Rodi sappiamo ch’ei fu per qualche tempo discepolo. Ma un ingegno così vivace e una sì pronta e sì fervida fantasia avea egli ricevuto dalla natura , che que’ pochi avanzi di tempo che da tante occupazioni gli rimanevano liberi, poteron formarlo uno de’ più colti uomini che fiorissero in Roma. Basta leggere ciò che di lui narra Plinio il vecchio (l. 7, c. 2 5) per conoscere qual prodigioso talento avesse egli sortito. Al medesimo tempo soleva egli e scrivere e leggere ed ascoltare e dettare, e a quattro scrittori allo stesso tempo dettar lettere di gravissimi affari, anzi fino a sette ancora, se allora in altra cosa non si occupava. IV. Non è perciò a stupire che in mezzo a 1 sì grandi affari fosse egli in tutte quasi le