Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/488

Da Wikisource.

MERO TERZO fòg sopravvisse, come egli stesso afferma nella Vita che ne compose, e che amicissimo fu ancora di Cicerone, di cui pure avea scritta in più libri la Vita (Gellius l. 15, c. 28). I Veronesi il vogliono loro concittadino, e ne adducono in prova l’amicizia ch’egli avea con Catullo, e la frequente menzione che ne fa Plinio il Vecchio. Niuno però degli antichi scrittori lo asserisce; e Plinio lo dice solamente Padi accola (l. 3, c. 18), dal che si è da alcuni argomentato ch’ei fosse nativo di Ostilia, terra allora del Veronese, ora del Mantovano, alle rive del Po (V. Maffei Ver. Illustr. pari. 2, l. 1. (a). Di lui abbiamo le (a) Una nuova opinione intorno alla patria di Cornelio Nipote ci ha di fresco proposta il ch. co. Giambatista Giovio, cioè ch’ei sia comasco (Gli Uomini Illustri Comaschi, p. 297, 360). Egli ne pone per fondamento una lettera di Plinio a Severo, in cui gli scrive che Erennio.Severo desidera di porre nella sua biblioteca imagines municìpum tuorum Cornelii Nepotis et Titi Cassii; e aggiugne ch’egli spera che Severo volentieri si prenderà la cura di proccurargliele, qued patri a ni titani, omnesque, qui nomen ejus auxerunt, ut patriam ipsam vcncrari.s ac diligis (l. IV. ep. XXVIII). Dunque, ne riferisce egli, e la conseguenza è giustissima, Severo, Cassio e Cornelio Nipote aveano una medesima patria. Ma qual fa la patria di Severo? Fu Como, dice l’ingegnoso illustratore delle glorie della sua patria, e ne abbiamo la prova in un’altra lettera di Plinio allo stesso Severo, in cui gli scrive che avendo acquistata una statua di bronzo corintio, egli vuol farla collocare in patria nostra, celebri loco..... ac potissimum in Jovis templo; e soggiugne che manderalla, o porteralla egli stesso a Severo, da cui ben si lusinga che avrà in ciò tutta l’assistenza e l’ajuto opportuno (l. III, ep. VII). Era dunque comasco Severo, ne