Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/506

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LIBRO TERZO 4^7 XVII. Nè solo gli scrittori, ma le ceneri ancora di Livio dovean risvegliare negli uomini una specie di fanatismo. Verso l’anno 1340, come narra l’erudito cav. Sertorio Orsato (Marmi eruditi, lett. 8), fu scoperta nel monastero di S. Giustina di Padova una lapide sepolcrale in cui vedevasi nominato un T. Livio. A que’ tempi in cui le iscrizioni leggevansi assai velocemente, e quel senso se ne coglieva che veniva prima al pensiero, singolarmente se era qual sarebbesi desiderato, si credette senza punto esitare che fosse quello il sepolcro del celebre storico. Ma per allora non si cercò più oltre. Quando l’anno 1413 scavandosi ivi il terreno, eccoti una cassa di piombo con entrovi ossa umane. Più non vi volle, perchè tosto si credesse indubitatamente esser quelle le ossa di Livio. Non è a dire quali fossero a questa scoperta i trasporti de’ Padovani. Il Pignoria ci ha conservata una lettera (Origini di Padova, p. 124) scritta in Padova l’anno 1414 da Secco Polentone a un cotal Niccolò fiorentino, in cui gli descrive il tripudio dei cittadini, l’accorrere in folla che da ogni parte si fece a vedere sì gran tesoro, e la magnifica pompa con cui diligenze e le fatiche da lui e dal sig. ab. Vito Maria Giovenazzi usate in copiarlo, si posson leggere nella elegante prefazione premessa dal sig. ab. Francesco Cancellieri al frammento stesso pubblicato in Roma nel detto anno, colle note del medesimo ab. Giovenazzi. 11 frammento appartiene alla storia della guerra Sertoriana; e lo stil di esso è così chiaramente lo sòl di Livio, che ogni critico ancora più scrupoloso non può dubitarne.