Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/507

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458 PARTE TERZA furono quelle ossa portate per le pubbliche vie. Niuno aveva ancora ardito di risvegliar sospetto d’errore nei Padovani. Quando dopo la metà dello scorso secolo essendo venuto a Padova Marquardo Gudio, fu egli condotto dal mentovato cav. Orsato a vederne le cose più ragguardevoli, e fra le altre, come a valoroso antiquario, gli fu mostrata l’accennata iscrizione che qui soggiugno. V. F. T. LIVIVS LIVIAE T. F. QVARTAE L. HALYS CONCORDIALIS PATAVI SIBI ET SVIS OMNIBVS Il Gudio fece intendere all’Orsato che questa iscrizione non poteva in alcun modo intendersi dello storico Livio , e che la lettera L. dovea necessariamente significare un Liberto, e che perciò di Livio Ali liberto di Livia era il sepolcro. Fuvvi su ciò tra essi uno erudito contrasto; ma finalmente f Orsato confessa di essere stato costretto ad arrendersi alle ragioni del Gudio. Nè egli perciò lascia di credere che le ossa scoperte siano veramente di Livio lo storico. Quali ragioni ne adduca, si può vedere nella sopraccitata sua lettera. Esse certo non soddisfecero al le Clerc, che facendo un diligente estratto della lettera stessa (Biblioth. univ. t. 9, p. 49, ec.) impugnò questa opinion dell’Orsato; la quale, quando non avesse fondamento bastevole a sostenersi, non verrà a sminuirsi