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LIBRO TERZO 565
pii’ebbe Marco Antonio ed Augusto (c. 4)? e
Sesto Clodio siciliano che di greca insieme e
di latina eloquenza fu professore, e amicissimo
di Antonio (c. 5), il quale per testimonianza
di Cicerone (Phil. 2, n. 17) donogli due mila
jugeri di terreno esenti da ogni imposta nelle
campagne de’ Leontini in Sicilia. Finalmente
Caio Albuzio Silo novarese retore e oratore
insieme, il quale fuggito dispettosamente dalla
sua patria, perchè essendovi egli edile, e pronunciando sentenza dal tribunale, coloro ch’ei
condannava, presolo pe’ piedi l’aveano villanamente trascinato a terra, sen venne a Roma,
vi tenne per molti anni pubblica scuola, e talvolta ancora, benchè di raro, perorò nel foro
or con lieto, or con infelice successo; finchè
tornato alla patria, e travagliato da una vomica,
risolvette di uccidersi colla fame; e radunato
il popolo, e esposte le ragioni della sua risoluzione, la pose ad effetto. Delle virtù ch’egli
aveva nel declamare e nel perorare, ma congiunte ancora a molti vizii, parla lungamente,
oltre Svetonio (c. 6), Seneca il retore (Praem.
l. 3 Controv.), e tra’ moderni il co. Mazzuchelli
ne’ suoi Scrittori italiani (a). Fiorì egli verso
gli ultimi anni dell’impero d’Augusto. Sembra però che i retori minor fama ottenessero
in Roma che i gr amati ci, e che uomini più
(a) Merita ili esser letto 1" elogio che «li Albuzio Silo
ba pubblicato il eh. sig. co. Felice Durando di Villa,
ove assai bene egli svolge ciò che all eloquenza di esso
c degli altri retori di quel tempo appartiene (Pntinoi,tesi Illustri, torri. 3 , p. mi, ec.).