Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/646

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LIBRO TERZO SiQ’J però àncora Plinio un certo Quinto Pedio. uomo di chiarissima stirpe, e stretto di parentela con Messala e con Augusto, a cui, poichè era muto, per voler di Messala e col conseguimento di Augusto fu insegnata l’arte della pittura; e grandi progressi ei vi faceva; ma un’immatura morte in età ancor tenera troncò le speranze che se n’erano concepute. Per ultimo nomina Plinio nel medesimo libro (c. 10) un cotal Ludio, il quale al nome sembra romano, seppur non era liberto; di cui dice che al tempo d’Augusto prima di ogni altro ebbe gran fama nell’ornare le mura di capricciose pitture rappresentanti ville e portici e selve e colli e fiumi e pesche, ed altri somiglianti oggetti (a). Veggonsi inoltre da lui nominati Arellio piltor celebre poco innanzi al tempo d’Augusto, e Amulio verso l’età di Plinio medesimo (b). Questi forse furon romani; fa\ La maniera di dipingere usata da Ludio era nota a’ Greci più secoli prima de’ tempi di Augusto. O dunque Plinio ha errato, o egli vuol dir solamente che Ludio fu il primo ad aver tra i Romani gran nome in questo genere di pittura (V. Winckelmann Storia del* l Arte, t. 2, p. 130; t. 3 , p. 215, ediz. Rot/i.). (b) Di questo pittore Amulio, Plinio ci dice eh"ei fu humilis rei pictor; col che sembra indicare, non già ch’ei fosse pittor dozzinale, ma solo eh ei si occupava comunemente in dipingere oggetti bassi e volgari. Aggiugne che una Minerva fu da lui dipinta in modo che spectantem aspectans quocumque atp’.cerelur; le quali parole a me non sembrano potere avere altro senso fuorchè questo, che aveale il pittore formati gli occhi in modo che paresse tenergli fissi su chi rimiravala da qualunque parte ei la rimirasse. Il sig. Giuseppe Tonima selli non sa approvare questa spiegazione , e vuole