Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/130

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La migliore e più ampia fatica di Germanico che a noi sia rimasta, benchè guasta non poco e tronca, si è la traduzione da lui fatta in versi latini de’ Fenomeni di Arato, e dei Pronostici , tratti dallo stesso autore e da altri poeti greci; della qual ultima traduzione però appena qualche frammento ci è pervenuto (7). Io so che queste traduzioni da alcuni si attribuiscono a Domiziano (V. Fabric. Bibl. lat. l. 1, c. 19). Fondano essi la loro opinione su tre argomenti singolarmente: sul nome di Germanico , che a Domiziano ancora fu dato, e col qual solo il veggiamo nominato talvolta dagli autori che scrissero mentre ei regnava (Mart. l. 8, epigr. 65; Sil. Ital. l. 3, v. 607); sul nome di padre, che Germanico dà a quell’Augusto a cui offre la sua traduzione, nome che potea ben dare Domiziano a Vespasiano suo padre, non già Germanico ad Augusto di cui non era pur figlio adottivo non che natu-. rale; finalmente su ciò che narrano Svetonio (in Domit c. 2) e Tacito (l. 4- Hist. c. 86). cioè che Domiziano coltivò la poesia: nel che Quintiliano singolarmente lo esalta con somme lodi (l. 10, c. 1). Ma, a dir vero, le lor ragioni (a) Un nuovo frammento di 5i versi della traduzione de’ Fenomeni di Arato latta da Germanico La felicemente trovato il sig. 11. Giovanni Iriarte, e lo ha pubblicalo prima così scorretto, come gli è avvenuto di rinvenirlo, poscia avvedutamente emendato , eome gli è sembrato doversi fare, e con erudite annotazioni illustralo (li. Maini. Liibl. Codices Orate: voi. i, pag. 2o5, ec.).