addietro l’Eneide. Ma come farlo? A me par di
vedere un giovane ed inesperto scultore che
ha innanzi gli occhi una statua greca di bellezza mai avigliosa , e stoltamente si confida di
farne un’altra che possa vincerla al paragone.
Ma il modello che gli sta innanzi, ha una proporzione di membra , una forza di espressione,
una grazia di atteggiamento che non si può
andare più oltre. Che fa egli dunque? Ricorre
allo sforzato ed al gigantesco. Eccovi un colosso che ha tutte le membra stragrandi, ma
senza quella esatta proporzione tra loro, senza
cui non può esser bellezza; atteggiamento energico, ma contro natura*, espression viva, ma
violenta e forzata. L’uom rozzo che tanto più
ammira le cose, quanto più esse gli empiono
gli occhi, lo contempla con maraviglia; ma
l’uom colto appena lo degna di un guardo, e
passa. Tale appunto mi sembra la Farsalia in
paragon coll’Eneide. Presso Virgilio i caratteri,
le descrizioni, le parlate, i racconti, tutto è
secondo natura: in Lucano tutto è gigantesco;
ma in Virgilio la natura è espressa con tutta
la grazia, la forza, la leggiadria, di cui essa
è adorna; in Lucano quasi ogni cosa è mostruosa e sformata; non sa parlare, se non declama; non sa descrivere, se non esagera; detto
perciò ottimamente da Quintiliano poeta ardente e impetuoso (l. 10, c. i),- ma che non
sa contenersi, e va ovunque l’impeto il porta.
Quintiliano aggiugne eli’ egli è da annoverarsi
tra gli oratori anziché tra p eti; ma forse meglio avrebbe detto tra’ declamatori. La lode
che lo stesso autor gli concede, di grande nd