Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo II, Classici italiani, 1823, II.djvu/156

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esser poeta, a dispetto nondimeno della natura vuol poetare, e si lusinga di poter giungere collo studio e coll’arte ove non può coll’ingegno. Quindi, oltrechè lo stile in lui ancora si vede, come negli altri scrittori di questa età, aver già alquanto d’incolto, e privo della facile eleganza di Virgilio , e degli altri più eccellenti poeti, nulla in lui si scorge di grande, d’immaginoso, di patetico; ma ogni cosa è mediocre; e ove si vede arte e studio, vedesi al medesimo tempo difficoltà e stento; difetto che sempre è stato, e sarà sempre propio di di tutti quelli che pensano che ad esser poeta basti il volerlo.

XVI. Da’ poeti epici passiamo omai agli altri; e per uscir presto da un intralciato spinaio , diamo il primo luogo a Petronio Arbitro di cui abbiamo una cotal Satira Menippea. cioè 1 scritta in prosa mista a quando a quando con versi di varj metri. Non vi è forse autore su cui tanto siasi scritto, singolarmente da’ Francesi e da’ Tedeschi. Ma benchè tanto siasi scritto, sappiam noi ancora di certo chi fossequesto scrittore?. a qual età ei vivesse? chi prendesse di mira co’ nomi finti ed allegorici nella sua Satira usati? Fu egli romano, ovvero di Marsilia? È egli quel desso di cui parla Tacito, o è un altro? I frammenti nello scorso secolo ritrovati son eglino veramente dell’autor medesimo della Satira , o son supposti? Ecco quante quistioni ci si fanno innanzi intorno a Petronio, esaminate da molti dotti scrittori, eppure non ancora decise, per tal maniera che molti non si rimangano tuttor dubbiosi n qual